Sin da quando, nel 2003, si sono mossi i primi passi nelle iniziative volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione di Marovoay, dove ha sede la Missione dei Carmelitani Scalzi, gli sforzi principali sono stati concentrati in progetti in campo scolastico e sanitario, riuscendo a portare a termine obiettivi via via sempre più impegnativi, culminati nella costruzione del liceo “Edith Stein” e nel centro sanitario di Ambovomavo, con il dispensario medico “Nino Baglieri” e il reparto maternità “Geppo Di Martino”, ormai quasi del tutto completato e già operativo.

È proprio proseguendo su questo solco, che nel 2011 viene avviato un nuovo e impegnativo progetto: la costruzione di un vero e proprio ospedale.

Sorgerà a Mahajanga, sede della Diocesi di cui fa parte la missione di Marovoay e sarà intitolato a  Giovanni Paolo II (Jean Paul II).

Alla costruzione dell’ ospedale, che servirà 3 diocesi per un territorio di circa  1700

km2, concorreranno  diverse realtà e Associazioni, oltre alla nostra, anche se tutto il progetto sarà comunque sotto la guida sicura di p. Bruno, che è anche economo della Diocesi di Mahajanga.

Riportiamo qui un’intervista rilasciata dallo stesso p. Bruno a Radio Vaticana.

Nella foto a fianco  il cosiddetto  rendering (raffigurazione virtuale del progetto) dell’ospedale.

Localizzazione del cantiere dell’Ospedale:

2012: si parte…

Nel 2012, dopo un periodo di relativo stallo, al progetto viene dato uno slancio decisivo. Racconta così p. Bruno: 

Da più mesi ci si incontrava  con un gruppo di medici della città per valutare la realtà della sanità, che ci ha fatto decidere di doverci impegnare, come Chiesa, per realizzare un ospedale. Avevamo  cercato di trovare un tecnico per redigere i piani, ma non ne siam venuti fuori, i tempi si allungavano  e alla fine era una questione di soldi. Allora ho cercato in Italia, qualcuno esperto nel campo che conoscesse la situazione del Madagascar.
A gennaio, dopo un contatto mail, assieme al geometra Andrea Piubeni, mi sono incontrato a Modena con il Dott. Francesco Cimino, chirurgo ortopedico che da circa 15 anni opera in Madagascar, recandosi due volte all’anno a Fianarantsoa con una equipe di volontari, per operare i bambini dai piedi torti, facendo “miracoli”… Egli con i suoi collaboratori dell’Associazione “Alfeo Corassori La Vita per Te” ha dato la sua piena disponibilità.”

Proprio la figura carismatica e l’esperienza del Dott. Cimino erano quel quid necessario per partire…

Nelle foto sopra e a lato i primissimi lavori.

Si comincia portando dei massi necessari per le prime fondazioni e realizzando un pozzo (questa volta non a mano…) per assicurare le risorse idriche necessarie al cantiere, prima, e all’ospedale, dopo.

Già individuata la destinazione dei diversi ambienti che si ricaveranno: una parte diurna coi vari ambulatori e servizi, una parte per le degenze (chirurgia, medicina  e pediatria con maternità  per un totale di 120 posti letto) e una parte  per i vari alloggi dei  medici e paramedici,  dei volontari, della comunità delle suore che seguirà l’ospedale, la casa per i familiari degli ammalati, in particolare per quelli provenienti da lontano.

Prevista dal progetto anche una cappella, annessa alla casa delle suore e altri servizi inerenti all’ospedale, come cucina con mensa e lavanderia, inceneritore, etc….

Nella foto sotto i lavori per la costruzione delle fondamenta, qui ancora nella fase iniziale. E poi anche i lavori per la costruzione del muro di cinta.

L’impegno è faraonico per il Madagascar, poiché, oltre alla realizzazione delle strutture con i vari impianti, sarà necessario provvedere anche al reperimento delle tante attrezzature sanitarie e al reclutamento e formazione del personale da impiegare, senza poter contare su alcun aiuto da parte del governo malgascio. Sarà necessaria la generosa collaborazione di tanti soggetti. Intanto è doveroso ricordare il determinante sostegno della famiglia Conte Costantino, grazie al quale è stato possibile acquistare il terreno.

Ci piace concludere questo capitolo con le parole di p. Bruno riguardo alla scelta di intitolare il nuovo ospedale all’indimenticato Papa Wojtyla. Scrive così, dando la notizia del nuovo progetto: “Il nome dell’ospedale è già scelto: Giovanni Paolo II (o meglio Jean Paul II): un tale colosso di umanità e santità ci proteggerà per saperci muovere anche noi, con ardente fede, che fa cambiare il mondo”.

Novembre 2016: la notizia che tutti attendevamo…

Giunge finalmente nel mese di novembre 2016 la conferma definitiva, a firma del suo Presidente, S.Em. Card. Angelo Bagnasco, della decisione da parte della Conferenza Episcopale Italiana di contribuire al progetto con i fondi dell’8 per mille destinati ad interventi caritativi nel Terzo Mondo. La CEI contribuirà in modo importante, sobbarcandosi metà dell’intera spesa prevista: circa 1.500.000 euro. Grati per questo provvidenziale sostegno, che sicuramente imprimerà un nuovo ritmo alla realizzazione di questa importante opera, veniamo spronati ad impegnarci con sempre maggiore entusiasmo, per provvedere adesso al reperimento delle risorse ancora mancanti e, in futuro, per garantire all’Ospedale il sostegno economico e materiale per il suo funzionamento. Questo è il senso del breve messaggio di p. Bruno, che ci comunicava questa tanto attesa notizia:

4/11/2016 – “È ufficiale. Ci siamo
Ma c’è da lavorare sodo
Non c’è che da ringraziare il Buon Dio
Grazie a voi tutti
P Bruno”

Altre immagini dal cantiere

Settembre 2019: avvio attività

Nel settembre 2019 sono state finalmente avviate le attività dell’Ospedale “Jean Paul II”. Nella struttura sono già ora attivi una sala operatoria e il reparto maternità. Servizi diurni di ambulatorio sono pure già in funzione. P. Bruno ha potuto così portare a termine questa prima fase dei lavori, che proseguiranno nel prossimo futuro con l’apertura di altre due sale operatorie e dei rimanenti reparti previsti. Sarà ora compito degli incaricati delle tre diocesi locali, coinvolte nel progetto, provvedere al buon funzionamento della struttura.

11 dicembre 2019

In queste  foto le fasi di preparazione e di attuazione di alcuni interventi chirurgici effettuati da un equipe mista di medici volontari italiani e di medici malgasci in servizio permanente presso l’ospedale